Tema del progetto è il dialogo tra operatori finanziari e Pubblica Amministrazione nella definizione e attuazione di politiche pubbliche per la competitività delle imprese: un obiettivo tematico di centrale importanza nella programmazione 2014-2020, che può avere negli Strumenti Finanziari un decisivo volano applicativo.
L’orientamento volto ad impiegare Strumenti Finanziari prioritariamente a favore del sistema delle imprese, oltre che nelle indicazioni dei vari documenti programmatici, è evidente anche nelle risultanze quantitative dell’analisi sull’applicazione di tale strumentazione nel corso del periodo 2007-2013. A livello comunitario, su 872 fondi attivati per prestiti, garanzie, capitale di rischio e altri Strumenti Finanziari, ben 808, per un valore di 12,15 miliardi di Euro su 14,27 complessivi, interessa le imprese; rilevanza e proporzione che non cambiano per l’Italia, dove 87 su 96 fondi, l’equivalente di 3,3 miliardi di Euro su 3,5, sono dedicati alle imprese. In Italia gli Strumenti Finanziari a cui si è fatto maggiormente ricorso sono prestiti e garanzie, che cumulano il 92% delle risorse disponibili, caratterizzando l’esperienza italiana per un approccio più tradizionale rispetto a quello mediamente assunto in Europa, dove gli interventi a favore del capitale di rischio sono stati maggiormente valorizzati. Un approccio più tradizionale che riflette però il modello di funding d’impresa del nostro paese. Nell’ambito delle iniziative finanziarie con capitale di rischio, seppur meno rappresentative per numero e volume di risorse gestito, il panorama italiano evidenzia approcci diversi che forniscono una casistica interessante per valutare i possibili approcci futuri.
La gestione degli interventi finanziari a favore del sistema d’impresa ha mutuato l’esperienza acquisita da tempo dal sistema pubblico nell’ambito della gestione di risorse autonome, tanto che molti interventi programmati dalle Autorità di Gestione hanno replicato, nell’ambito della programmazione comunitaria, misure già attivate nel passato. Sono risultate svantaggiate le amministrazioni che in tema di finanziarizzazione dei regimi d’aiuto avevano un’esperienza meno consolidata, quelle iniziative che hanno interessato target d’intervento nuovi o le Regioni che storicamente disponevano di meno risorse autonome per finanziare le proprie politiche come quelle dell’Area Convergenza.
Le attività di EPAS hanno offerto l’occasione per evidenziare questi aspetti e per preparare le Autorità di Gestione e tutti gli operatori impegnati nella finanziarizzazione dell’intervento pubblico ad affrontare con maggior adeguatezza il prossimo ciclo di programmazione. Sono state valutate le scelte programmatorie, le strategie d’investimento delle diverse amministrazioni, le opzioni strumentali e le strutture per implementarle, le scelte operate dai gestori e dagli intermediari, i risultati qualitativi e quantitativi di tali applicazioni, le criticità e le difficoltà da considerare per il futuro. E’ stato, quindi, elaborato un benchmark che ha permesso di misurare il grado di funzionalità reale degli Strumenti Finanziari rispetto alle previsioni teoriche che ne hanno promosso l’applicazione e che, in sintesi, ne riconferma l’interesse, arricchito però da una serie di condizioni e di soluzioni che la dimensione applicativa ha permesso di testare.
Sebbene i vantaggi superino di gran lunga le difficoltà incontrate, il quadro regolamentare sull’uso degli Strumenti Finanziari necessita di essere adeguato affinché alcune criticità sul fronte autorizzativo, dei controlli e della rendicontazione delle spese siano superate o, più semplicemente, meglio considerate per il futuro. Nello stesso tempo le regole fiscali, contabili, amministrative riferite agli Strumenti Finanziari più innovativi, indipendentemente dalla fonte che li finanzia, spesso hanno registrato criticità applicative riconducibili al gap di competenze del settore pubblico. Ulteriore elemento di criticità, da perfezionare in chiave futura, è il confronto con gli intermediari finanziari.